Perché riutilizzare le acque depurate
Il principale problema legato alla risorsa idopotabile è l’eccessivo emungimento generato dalla richiesta per l’irrigazione, per le attività industriali e per il fabbisogno umano comprensivo anche della voce: turismo, ad esempio Spa, wellness, piscine, innevamento ecc. Come da più parti ribadito, la crescita della popolazione e il cambiamento climatico potranno generare in futuro una diminuzione della risorsa idrica ed un aumento delle aree definite “a rischio siccità”. In Europa tali aree sono aumentate del 17% negli ultimi 30 anni e l’11% della popolazione europea ha risentito di una diminuzione della capacità di emungimento.
Il ruolo potenziale del riutilizzo delle acque reflue trattate come fonte alternativa di approvvigionamento è ormai riconosciuta ed inserita all’interno SDG 6 (Sustainable Development Goal). Il riutilizzo è un settore prioritario del piano strategico di attuazione del partenariato europeo e tra gli obiettivi è inserito il “piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee”. Il riutilizzo delle acque reflue trattate è in grado di fornire benefici ambientali, sociali ed economici significativi. Secondo i risultati del modello utilizzato per la pianificazione del SDG6, il riutilizzo acqua può migliorare lo stato dell’ambiente in quanto riduce qualitativamente la pressione di scarico sui UWWTP (Urban Waste Water Treatment Plants) a servizio delle zone sensibili e, rispetto ad altre fonti di approvvigionamento idrico, quali la dissalazione o trasferimento dell’acqua mediante acquedotto, richiede minori costi di investimento e di energia, contribuendo così a ridurre le emissioni di gas serra.
Il riutilizzo delle acque reflue trattate può essere considerato un approvvigionamento idrico affidabile, del tutto indipendente da siccità stagionali, da variabilità delle previsioni meteorologiche e in grado di coprire i picchi di domanda di acqua. Questo può essere molto utile per le attività agricole che possono contare sulla continuità affidabile di approvvigionamento di acqua durante il periodo di irrigazione, riducendo di conseguenza il rischio di perdita del raccolto con conseguente perdita di reddito. Un’altra considerazione deve essere fatta per i nutrienti presenti nei reflui trattati che possono ridurre l’uso di fertilizzanti addizionali con conseguente risparmio per l’ambiente, per gli agricoltori e per il trattamento delle acque reflue (che non dovrà più richiedere ulteriori processi quali ad esempio rimozione chimica del fosforo, con conseguente riduzione di fanghi chimici da smaltire).
Il mercato mondiale dell’acqua è in rapida crescita, e si stima di raggiungere un volume di 1 trilioni di euro entro il 2020. Per questo motivo il riutilizzo dell’acqua comprende anche un notevole potenziale in termini di creazione di posti di lavoro verdi nel settore legato all’acqua: si stima che un aumento dell’1% del tasso di crescita del settore delle acque in Europa, tasso che potrebbe creare fino a 20.000 nuovi posti di lavoro.
Allo stato attuale, circa 1 miliardo di metri cubi di acque reflue urbane trattate viene riutilizzato ogni anno, il che rappresenta circa il 2,4% degli effluenti di acque reflue urbane trattate e meno dello 0,5% dei prelievi annuali di acqua dolce europei. Ma il potenziale UE è molto più elevato, stimato nell’ordine di 6 miliardi di metri cubi – sei volte rispetto il volume attuale. Sia gli Stati membri meridionali come Spagna, Italia, Grecia, Malta e Cipro che quelli settentrionali come Belgio, Germania e Regno Unito hanno già in atto numerose iniziative in materia di riutilizzo dell’acqua per l’irrigazione, usi industriali e ricarica degli acquiferi. Cipro e Malta già riutilizzano più del 90% e il 60% rispettivamente delle loro acque reflue, mentre la Grecia, l’Italia e la Spagna riutilizzano tra il 5 e il 12% dei loro effluenti, valore in percentuale che indica chiaramente un enorme potenziale ancora in attesa di essere valorizzato.