Trattamento reflui di frantoio ARF
Ambito
Il principale problema legato all’attività della produzione di oli vegetali è lo smaltimento delle acque di vegetazione che rappresentano il 50% in peso delle olive prima della spremitura.
I reflui di lavorazione delle olive compongono l’acqua di vegetazione delle olive da olio, le acque di diluizione delle paste oleose usate negli impianti continui e sostanze solubili disciolte nelle drupe.
Principali inquinanti
Le caratteristiche del refluo variano sensibilmente rispetto al tipo di impianto di spremitura (continuo o discontinuo) con valori di BOD compresi tra 18’000 e 77’000 mg/l e COD tra 60’000 e 180’000 mg/l.
Il refluo presenta una scarsa biodegradabilità: ha un rapporto BOD:N:P poco adatto a processi biologici e presenta notevoli quantitativi di composti fenolici.
Di seguito una caratterizzazione tipica di acque reflue scaricate tratte da diversi casi pratici (*).
- pH 5,4
- COD 90’000 mg/l
- BOD 24’000 mg/l
- Solidi sedimentatili 23’500 mg/l
- Solidi disciolti 60’000 mg/l
- Sostanze estraibili in etere 520 mg/l
- Azoto ammoniacale (N) 0,5
- Azoto organico (N) 11 mg/l
- Azoto nitrico (N) 13 mg/l
- Fosforo (P) 5 mg/l
- Fenoli totali 11’000 mg/l
La lavorazione è stagionale e l’entità degli scarichi è molto variabile a seconda della realtà produttiva: essa può variare tra piccoli frantoi artigianali o impianti industriali. In media, la campagna di molitura delle olive può durare circa 100 giorni all’anno.
Schema
Nonostante alcuni autori consiglino lo spandimento delle acque di vegetazione nei terreni agricoli, anche fino a 150 m3 per ettaro e le acque contengano alcune sostanze necessarie per il terreno (azoto, fosforo, potassio, magnesio), le concentrazioni fenoliche possono provocare fitotossicità ai vegetali e inquinamento alla falda acquifera.
Lo spandimento è attualmente normato da leggi nazionali e regionali con valori fino a 50 – 80 m3 per ettaro all’anno (Legge 574/96 “Nuove norme in materia di utilizzazione agronomica delle acque di vegetazione e di scarichi dei frantoi oleari”) anche se fortemente sconsigliato da alcuni autori che indicano di non superare il valore di 0,4 m3 per ha.
Sistemi convenzionali non trovano applicazione, poco adatti sono i sistemi a fanghi attivi, gli stagni ossidativi e i filtri percolatori sia per i lunghi tempi necessari, per i problemi di odore e per il rischio di intasamento.
Sono possibili trattamenti biologici mirati con l’aggiunta di colture microbiche adatte allo scopo, selezionate e coltivate in laboratorio per un trattamento di maggiore efficienza. Il processo necessita poi dell’aggiunta di un comparto chimico-fisicio (calce e cloruro ferrico) come affinamento.
Alcune colture come il giacinto d’acqua hanno dato buoni risultati perché ben adattabili a condizioni estreme all’interno degli stagni.
Processi anaerobici consentono un recupero energetico grazie alla produzione di biogas che permette anche il riscaldamento del digestore stesso.
La soluzione più appropriata risulta essere la concentrazione mediante evaporatore sottovuoto, alimentato da una caldaia (che sfrutta la biomassa) e raffreddato da una torre evaporativa. L’evaporazione del liquido è effettuata sottovuoto a basse temperature preserva pertanto le caratteristiche qualitative, ma riducendole notevolmente in volume.
Più recente è l’utilizzo di membrane, che presentano però un notevole rischio di imbrattamento.
I trattamenti con l’ozono, che ha un elevato potere ossidante e un’alta velocità di reazione, sono attualmente in sviluppo.
La microfiltrazione e l’osmosi inversa richiedono trattamenti preliminari ma permettono di sfruttare i sottoprodotti della lavorazione delle olive portano a nuove logiche sullo sfruttamento della risorsa a alla qualità dell’effluente finale.
Note
Nel complesso acque reflue di frantoio (ARF) provenienti dal processo di spremitura delle olive rappresentano un problema di difficile soluzione per le quali non sempre è possibile raggiungere un buon livello depurativo.
Se affrontato come problema di depurazione e smaltimento dei reflui, il trattamento delle acque di vegetazione delle olive rappresenta un notevole costo, ma le recenti possibilità di sfruttamento delle importanti qualità delle sostanze in esse contenute in diversi campi modificano l’approccio al problema.
I polifenoli, ad esempio, per le loro spiccate proprietà biologiche, antiossidanti, antinfiammatorie e batteriostatiche, sono in grado di trovare impiego nell’industria alimentare, farmaceutica e cosmetica. Anche altri elementi contenuti nelle acque di vegetazione, quali fosforo, potassio, azoto e boro, troverebbero impiego come fertilizzanti.