
Deoliatore
Categorie
Descrizione
Categoria/tipologia: trattamento acque di dilavamento, trattamento acque industriali.
Ambiti d’uso: piazzali, parcheggi, distributori di carburante, autolavaggi.
Dimensioni Nominali NS: da 1,5 3, 6, 10, 20, 30, 40, 50, 65, 80, 100, 125, 150, 200, 300, 400, 500.
Riferimenti normativi e garanzie: EN 858-1 e 858-2, D.Lvo 152/06, normative regionali.
Materiali: calcestruzzo, polietilene, polipropilene, vetroresina.
Oli minerali, lubrificanti, idrocarburi (carburanti, benzine, gasolio, ecc.) possono essere presenti nelle acque di dilavamento di superfici pavimentate dove insiste il transito di veicoli, come per esempio aree di manovra, parcheggi (coperti o scoperti), garage, zone di rifornimento e autolavaggi.
Il separatore di oli è un trattamento per acque di dilavamento di queste superfici e permette di ridurne l’apporto nell’effluente.
Il funzionamento sfrutta la differenza di peso specifico tra l’acqua e i liquidi leggeri trattenendoli in superficie. Il fenomeno di flottazione degli oli può essere migliorato dai filtri a coalescenza; questi elementi permettono la più veloce aggregazione delle particelle di olio aumentandone le dimensioni e quindi la velocità ascensionale.
Il buon funzionamento del manufatto, oltre a corretti criteri di progettazione e dimensionamento, è possibile soltanto se vengono effettuate periodiche operazioni di spurgo e pulizia.
La pulizia del manufatto deve essere effettuata da parte di ditte autorizzate e specializzate; il refluo asportato deve essere conferito in appositi sistemi di trattamento.
Il manufatto, agendo per gravità, deve essere sempre mantenuto pieno d’acqua.
Onde evitare trascinamenti sono previsti dispositivi come setti e paraschiume per trattenere i solidi e il materiale flottante e permettere l’uscita al refluo chiarificato.
Il manufatto tratta acque contenenti liquidi leggeri provenienti dal dilavamento di superfici impermeabili; gli oli esausti estratti dai veicoli per la manutenzione non possono essere assolutamente conferiti nella rete di raccolta acque meteoriche e quindi nel separatore.
Il separatore può essere dotato, come detto in precedenza, di filtri a coalescenza, di sistemi di chiusura automatica e dispositivi di avvertimento automatici.
Insieme al separatore è frequente l’utilizzo di un trattamento a monte per la sedimentazione di sabbie e inerti, detto dissabbiatore.
Il separatore è una manufatto per il trattamento in continuo delle acque; è possibile realizzare sistemi di by-pass per deviare le portate eccedenti alla massima di progetto.
Principi di progettazione
Per quanto riguarda il dimensionamento è necessario fare alcune precisazioni: si parla di dimensionamento del separatore in senso stretto (quindi del manufatto), ovvero inteso come l’identificazione delle portate da trattare e la loro caratterizzazione.
Il dimensionamento del separatore in senso stretto è riferito ad una portata, solitamente espressa in litri al secondo; essa conterrà dei liquidi leggeri, che devono essere separati dall’acqua.
Teoricamente è necessario considerare le concentrazioni in ingresso e la dimensione minima delle particelle di olio da trattenere; si può quindi, con il concetti di flottazione e l’equazione di Stokes, ricavare la superficie necessaria al processo. Il principio del filtro a coalescenza è simile a quello dei sedimentatori a pacchi lamellari per l’incremento della superficie a partita di volume.
Esistono inoltre sistemi aggiuntivi per trattenere gli oli, come filtri lavabili o a perdere.
I parametri in ingresso e in uscita sono ben definiti dalla normativa europea che standardizza le portate di riferimento e le concentrazioni degli oli, pertanto si rimanda al paragrafo inquadramento normativo.
Il parametro identificativo del separatore è quindi una portata nominale NS.
Dal punto di vista delle portate da trattare invece, è necessario stabilire quali sono e che tipo di inquinamento da liquidi leggeri hanno.
Risulta quindi necessaria un’analisi idrologica per stabilire, in funzione del tempo di ritorno, la portata massima.
Tale portata è frutto di valutazioni legate al tempo di ritorno dell’evento meteorico considerato o ad altre considerazioni riferite alla pratica (apporto di superfici coperte o di sistemi di autolavaggio).
Per quanto riguarda la presenza di liquidi leggeri si possono utilizzare dati di letteratura per le acque reflue di dilavamento di diverse zone o, per esempio, analisi di reflui simili provenienti da autolavaggi, per ulteriori informazioni riferirsi alla soluzione per autolavaggi.
Anche in questo caso la normativa europea precisa i criteri per definire la portata specifica in funzione degli elementi che insistono sulla rete di scarico.
Oltre alla stima della portata meteorica, in riferimento alla EN 752-4, la normativa stabilisce una serie di criteri per arrivare alla definizione della portata nominale, come ad esempio i fattori minimi di impedimento e i fattori di massa volumica.
La normativa infatti contempla lo scarico combinato delle acque reflue e dispone che, se si prevede che non vengano raggiunte simultaneamente, si può considerare solo la massima delle due (4.3.3).
Il manufatto lavora esclusivamente a gravità pertanto un sovradimensionamento non rappresenta un problema dal punto di vista dell’efficienza: al contrario permette di diminuire la frequenza degli spurghi a parità di utilizzo.
Deve essere prevista un’idonea ventilazione; se il sistema di scarico è dotato di una colonna di ventilazione all’estremità superiore, i gas possono fuoriuscire dal manufatto lungo le fognature, mentre se il sistema di scarico non è ventilato, deve essere previsto un tubo di sfiato direttamente connesso al separatore.
Gestione e manutenzione
Il funzionamento di un separatore è esclusivamente a gravità pertanto non è richiesto nessuna particolare procedura di avviamento; il manufatto deve essere riempito di acqua pulita fino al normale livello di esercizio prima di entrare in funzione.
É importante monitorare l’accumulo di oli e, una volta saturato il volume ad essi destinato, è necessario procedere allo spurgo. Il funzionamento in caso di un eccesso di materiale accumulato provoca una riduzione del tempo di permanenza inficiando la resa depurativa del separatore. Le operazioni di spurgo e pulizia devono essere effettuati da ditte autorizzate e specializzate, che conferiscano il materiale asportato in idonei sistemi di trattamento.
Nello spurgo devono essere rimosse tutte le sostanze leggere accumulate e i corpi grossolani per poi procedere alla pulizia del manufatto. Al termine delle operazioni di pulizia, la vasca deve essere riempita di acqua pulita fino al livello di esercizio.
Inquadramento normativo
La norma europea EN 858-1 descrive i principi di progettazione, prestazione e prove riferite al separatore e definisce la marcatura e il controllo di qualità; in particolare precisa cosa rappresenta la dimensione nominale, parametro che descrive il separatore legato alla portata da trattare.
Essa infatti standardizza il concetto di portata nominale riferito ad una concentrazione di liquido leggero con peso specifico noto e identifica i metodi sperimentali di prova per attribuire un NS ad un determinato separatore prodotto in serie.
La norma, ad accezione dei diametri minimi delle tubazioni richiesti, non precisa parametri dimensionali per i separatori ma ne impone, la stabilità, la concentrazione in ingresso, la concentrazione massima in uscita ammessa per considerare il separatore di classe I o II.
La norma descrive nel dettaglio come deve essere riportata la marcatura CE e i metodi di prova.
I parametri dimensionali riportati nel prospetto 3 sono riferiti ai separatori gettati in opera che, sempre secondo la citata normativa, sono ammessi soltanto per NS uguali o maggiori di 150.
Per il prodotto è richiesta una Dichiarazione di prestazione (DoP) secondo quanto indicato dal Regolamento UE n. 305/2011.
La norma EN 858-2 descrive come scegliere le dimensioni nominali e da indicazioni sulla configurazione impiantistica a seconda degli impieghi. In particolare, nel prospetto 5, si individuano i volumi minimi dei sedimentatori richiesti a monte del separatore.
Il separatore liquidi leggeri è soggetti ad autorizzazione allo scarico da parte degli enti competenti.
In alcune normative locali o nazionali, si richiede l’utilizzo di deoliatori, di trattamento pioggia in continuo o impianti di prima pioggia.
Applicabilità
Il separatore è utilizzato come trattamento delle acque di dilavamento di superfici pavimentate. Viene collocato sulla linea delle acque meteoriche, spesso associato ad altri manufatti come il dissabbiaotre o altri sistemi di affinamento (filtri a perdere o trattamenti chimico-fisici). Il suo utilizzo è spesso richiesto dagli enti gestori del servizio di fognatura pubblico ed è fondamentale per ridurre le concentrazioni in uscita dalla rete di drenaggio.
I deoliatori sono anche utilizzati come componenti di impianti: come detto, sono parte del trattamento di acque derivanti da autolavaggi, impianti di prima pioggia o trattamento piogge in continuo per i quali si rimanda alle specifiche sezioni.
Vantaggi
- semplicità del trattamento;
- nessun consumo energetico e nessun allacciamento elettrico;
- ridotta occupazione di aree (installazione interrata);
- ridotti costi di esercizio
- lunga vita utile.
Svantaggi
- trattamento depurativo di bassa efficienza (per usi particolari sono richiesti
- trattamenti aggiuntivi);
- spurghi periodici, in funzione dell’utilizzo, effettuati da ditte autorizzate (autoespurghi).
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